The woman produces the man The man will kill her |
E’ nella natura delle cose: l’uomo adulto ha responsabilità
e capacità di decisione. Ma Vénera Kastrati vuole andare a fondo: rifiutando
l’idea che l’uomo risponda unicamente a bisogni ancestrali, alle esigenze
imperanti di una vita spesso cattiva e priva di scrupoli, cerca le cause
dei suoi impulsi, della sua abdicazione all’amore da cui fu generato. Esplora,
con convinzione, le fasi educative dell'infanzia, come se cercasse qualche
giustificazione, seppur lontana, seppur flebile, seppur difficile... crede
fermamente nella “tabula rasa” di ricordo filosofico, nell’idea che l’uomo
sia generato da ideologie pedagogiche, sociali ed economiche ancor prima
che da una natura indiscutibile. La donna “produttrice” dell’umanità, se
inizialmente è soltanto indistinta matrice, pur spinta da amore, si trasforma,
nella sua funzione di madre educatrice, in matrice di carattere, e di conseguenza,
di uno stampo sociale collettivo che fagociterà lo stesso amore da cui fu
generato. La donna morirà per la stessa mano dei suoi figli… o per la stessa
mano dell’educazione che ai suoi figli ha inconsapevolmente dato, seguendo
la tradizione, la storia, ciò che le è semplicemente stato tramandato. L’uomo
è capace di guerre devastanti, di una possibilità decisionale che assume
evidenza nella storia e nella cronaca quotidiana, del rifiuto dell’amore
da cui nacque. La donna, in fondo, rimane capace di generare e di dare amore
ma, nella sua funzione a dimensione familiare intima e tacita, ha un’importanza
rilevante nella futura emancipazione umana. Quali sono le conseguenze di
un’impostazione educativa tradizionale? E’ la donna stessa, la madre, la
produttrice di mostri nati da un primario impulso d’amore? Alla ricerca
delle possibili varianti umane, la Kastrati analizza in prima istanza le
fasi infantili di ciascuno di noi. (continua...) |
Attraverso i giocattoli che vengono assegnati
ai bambini, siano essi maschi o femmine, già individua germi di un futuro
caratterizzante. Attraverso le scelte commerciali delle grandi industrie
produttrici di giocattoli, la madre educatrice sceglie quale gioco donare
ai propri figli. Così Vénera Kastrati dedica parte della mostra ad una bambola
rifiutata dal mercato occidentale perché nera, ai prototipi di plastica
di uomini armati e potenti che, in forma di personaggi invincibili, vengono
donati ai maschi perché possano inscenare le loro battaglie immaginarie.
Mettendo in atto tecniche diverse, dal video, al disegno, alla fotografia,
la Kastrati costruisce un percorso teso a focalizzare riflessioni ed a creare
dubbi, a stimolare i sensi sia intellettuali che percettivi, coinvolgendo
il più possibile il visitatore in un ambiente scenografico che lo avvolga
e lo renda partecipe. Il fulcro della mostra è un grande pannello di plexiglas
su cui è dipinta una madonna-madre, ed attraverso cui l’immagine di ogni
spettatore viene proiettata sulla parete: ognuno di noi è figlio di una
grande madre, di una figura assimilabile in un indistinto prototipo generatore.
Il video, altra parte fondante della mostra, insiste sul concetto di madre
generatrice ed inconsapevole distruttrice, sull’innocenza dell’amore materno
e sulle sue conseguenze storico-sociali. Il filo artistico conduttore della
mostra è l’ultima ricerca della Kastrati dedicata all’ombra. Ognuna delle
sue opere è doppia, si sdoppia appunto proiettandosi, si insinua e si deposita
su altre opere e genera così l’idea della diversa faccia delle cose e della
connivenza una nell’altra delle diverse possibilità. Come a dire che ogni
individuo è la risultante della propria origine educativa e degli eventi
successivi che ne vengono generati. Ogni cosa ha un retroscena e degli effetti." Maria Vittoria Berti.............. Back |